25 Aprile 2023, il discorso del sindaco Capitanio
Saluto le autorità religiose, le autorità civili e militari, i membri della Giunta e del Consiglio Comunale che, con me, condividono l’impegno amministrativo per Concorezzo.
Saluto tutte le associazioni presenti, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, la Protezione Civile e gli Alpini presenti oggi con le loro bandiere. Saluto il corpo bandistico musicale che accompagna la cerimonia. E saluto soprattutto i cittadini concorezzesi che hanno scelto di essere presenti questa mattina.
Ci ritroviamo oggi a celebrare l’anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Una liberazione che ha messo la parola fine all’occupazione nazista e che ha sancito la caduta del regime fascista. Un momento fondamentale della storia italiana e che ha permesso, come scrisse Calvino “di dare a un Paese prostrato e semidistrutto, dopo vent’anni di vita politica irreggimentata, dopo venti mesi di occupazione tedesca, una sua fisionomia morale e civile che gli ha fatto superare l’occupazione alleata e riprendere il suo posto come nazione”.
Oggi a Concorezzo così come in tutti i Comuni italiani, ricordiamo un passato fatto di profonda consapevolezza di appartenenza nazionale e morale, consapevolezza condivisa. Da tutti. Celebriamo una data che deve essere di tutti gli italiani. Di tutti. E invece, anno dopo anno, assistiamo a livello nazionale ad una limitante e vuota partita di rivendicazione delle celebrazioni, troppo lontana dallo spirito unitario seppur eterogeneo che ha permesso di raggiungere e donare al paese la liberazione e con essa la libertà. Il 25 Aprile, così come il 2 Giugno e il 4 Novembre devono necessariamente staccarsi dalle ideologie partitiche, quelle più basse, e devono rappresentare una celebrazione pura della storia della nostra Repubblica e di tutti gli italiani.
Anche in questo modo queste celebrazioni potranno essere liberamente vissute in modo sincero da tutti, raccogliendo la bellezza e l’importanza del ricordo delle tappe storiche della nostra Italia.
Sono trascorsi 78 anni dal 25 aprile 1945. Anni che significano tre intere generazioni.
La nostra nazione è ora completamente immersa in un contesto globalizzato che regala prospettive nuove, anche positive, ma in cui il senso di appartenenza nazionale, prezioso insegnamento del 25 Aprile, rischia di indebolirsi. E’ difficile, infatti, da una parte essere proiettati in un ambito di rete internazionale e dall’altra mantenere ben salda la consapevolezza e l’orgoglio delle proprie origini. Questa è una sfida che abbiamo il dovere e anche la responsabilità di raccogliere.
E credo che, in questo caso, per portare con orgoglio nel cuore e nella mente la nostra nazione sia indispensabile un sentimento vero: il bene. Un bene, verso l’Italia, che nasce dalla conoscenza e dall’esperienza. Un bene e un amore per il nostro paese, per il nostro territorio, per chi vive attorno a noi che è una delle eredità più importanti del 25 Aprile. Celebrare o studiare o raccontare il 25 Aprile senza poi essere consapevolmente rispettosi dei nostri territori e di chi vive attorno a noi, anche nelle piccole cose, è un esercizio inutile.
Il 25 Aprile è soprattutto rivolto alle nuove generazioni che vedo con piacere presenti questa mattina. L’educazione civica a scuola, in questo senso, sta dando un aiuto prezioso ma non basta. Occorre un lavoro di educazione anche famigliare, verso il rispetto delle istituzioni. Non bastano le scuole – che sono parte fondante nel percorso di accompagnamento alla comprensione dei valori che il 25 Aprile ha difeso e restituito agli italiani – ma serve la presenza della famiglia che ha il dovere di essere presente e di agire con l’esempio.
In questo processo di ritorno ad un rispetto pieno e consapevole delle istituzioni anche lo Stato deve fare la sua parte. Percorsi come quello del servizio civile obbligatorio possono ben rispondere a un’attuale esigenza di partecipazione e formazione. Un dialogo tra istituzioni, ragazzi ed enti del terzo settore che sicuramente può aiutare a contrastare quei fenomeni di disorientamento civile ai quali purtroppo assistiamo anche a Concorezzo.
Il ricordo del 25 Aprile ci chiede a gran voce di coinvolgere maggiormente i giovani nella gestione dei bisogni della propria comunità e di dar loro la consapevolezza delle proprie origini, della propria cultura nazionale e delle Istituzioni italiane che devono essere alla base dei loro futuri percorsi individuali.
Servizio civile ma non solo. A Concorezzo nei mesi scorsi si è insediato il Consiglio comunale dei ragazzi. Voglio esprimere la mia vera soddisfazione nell’aver visto l’entusiasmo in loro nel mettersi al servizio dei propri compagni. Si tratta davvero del modo più bello e più puro di fare politica: prendersi cura per spirito di amicizia e di appartenenza.
La politica – e chiudo – non è una sterile battaglia di rivendicazioni di parte ma è anche e soprattutto questo. E’ passione, è rispetto, è devozione, è ricordo, è capacità di trasmettere valori da una generazione alla successiva. E’ un modo attivo di fare, di condividere, di coinvolgere, di mettersi a disposizione, per celebrare la bellezza della nostra città e della Repubblica, rispettando il senso di libertà del 25 Aprile che anno dopo anno ci ricorda un materno senso di sicurezza e di appartenere alla nostra nazione.
Viva la Liberazione, viva la Libertà e sempre viva Concorezzo.
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